Il negligente, libretto, Torino, Avondo e Baino, 1757

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Sala corrispondente a diverse camere della casa di Filiberto.
 
 FILIBERTO a sedere e LISAURA
 
 FILIBERTO
 Possibile che un giorno
 non posso star senza pensare a niente!
 Con questo tutto il dì rompermi il capo,
 figlia troppo crudele,
5mi farete morir. Voi lo sapete,
 io bramo la mia pace,
 faticare e pensar m'annoia e spiace.
 LISAURA
 Ah caro padre, come mai potete
 goder la vostra pace
10con una lite intorno
 che se noi la perdiamo
 miserabili affatto oggi restiamo.
 FILIBERTO
 E ci ho da pensar io?
 Vi pensi il mio causidico.
15Egli sa il suo mestiere;
 io lo pago e non voglio altro pensiere.
 LISAURA
 Quant'è che a ritrovarlo non andaste?
 FILIBERTO
 Stamattina v'andai.
 LISAURA
                                       Lodato il cielo!
 Gli parlaste? Che ha detto?
 FILIBERTO
20Era uscito di casa.
 LISAURA
 Non la finite mai d'uscir di letto.
 Mai ben le cose vostre andar non ponno.
 FILIBERTO
 Oh che dolce dormir quando s'ha sonno.
 LISAURA
 Ho a dirvi un'altra cosa.
 FILIBERTO
25Oimè non m'annoiate.
 LISAURA
 Voi vi tenete in casa
 quell'impiccio d'Aurelia
 e non si sa perché.
 FILIBERTO
                                     Morto è suo padre,
 me l'ha raccomandata.
 LISAURA
30Mi rassembra però troppo sfacciata.
 Eh mandatela via.
 FILIBERTO
                                    Ci penseremo.
 LISAURA
 Un'altra cosa sola,
 se mi date licenza,
 vi dico e me ne vado.
 FILIBERTO
                                         Oh che pazienza!
 LISAURA
35Io cresco nell'età. Son figlia sola,
 voi siete un po' avanzato
 ed ancor non pensate a darmi stato.
 FILIBERTO
 Oh ci è tempo, ci è tempo.
 Ci penseremo.
 LISAURA
                              (A far lo stato mio,
40se non ci pensa lui, ci penso io). (Parte)
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA
 
 FILIBERTO
 Non basta il grande impaccio
 d'aver in casa le figlie ed allevarle,
 pensar anche bisogna a maritarle.
 PORPORINA
 Serva, signor padrone.
 FILIBERTO
                                            O Porporina,
45come stiamo in cucina?
 PORPORINA
                                              Ho un'ambasciata
 di premura da farvi.
 FILIBERTO
                                        Io non ho voglia
 di sentire ambasciate.
 Me la farai stasera.
 PORPORINA
                                      Oh non ci è tempo
 da perdere; signor, sentite...
 FILIBERTO
                                                      Oibò;
50che noia!
 PORPORINA
                    Ha qui mandato
 il causidico vostro...
 FILIBERTO
                                       Oh nome odioso!
 PORPORINA
 A dir che tostamente,
 anzi subitamente,
 vi portiate a palazzo...
 FILIBERTO
55Io? Eh non son sì pazzo,
 non mi vo' incomodar.
 PORPORINA
                                            Vi fa sapere
 esser la vostra causa in spedizione.
 FILIBERTO
 Oh che bella ragione!
 Si spedisca. La nuova aspetterò.
 PORPORINA
60Vi vorrà del danar.
 FILIBERTO
                                     Ne manderò.
 Senti. Ho un po' d'appetito.
 Fammi una pietanzina,
 cara mia Porporina.
 PORPORINA
 Ma spicciatevi prima il palazzista,
65o vestitevi e andate
 o almen qualche risposta a lui mandate.
 FILIBERTO
 Ehi Pasquino.
 
 SCENA III
 
 PASQUINO e detti
 
 PASQUINO
                             Signor. (Di dentro)
 FILIBERTO
                                             Vien qui.
 PASQUINO
                                                                 Non posso.
 FILIBERTO
 Perché?
 PASQUINO
                  Fo colazione.
 FILIBERTO
 Poverino ha ragione.
70Finisci e poi verrai.
 PORPORINA
 (Un più sciocco padron non vidi mai).
 FILIBERTO
 Bisogna compatir la servitù;
 tutto il dì s'affatica
 e vuol la carità
75che un'ora le si dia di libertà.
 PASQUINO
 Eccomi. Ho fatto presto?
 FILIBERTO
 Canchero! Tu sei lesto.
 Sentimi; andar dovrai...
 Dove ha detto? (A Porporina)
 PORPORINA
                                A palazzo.
 FILIBERTO
80Anderai a palazzo,
 cercherai conto di messer Imbroglio.
 Portagli questa borsa,
 digli che si ricordi
 di sostenere il punto di ragione
85ch'io son chiamato alla sostituzione;
 digli che il testamento parla chiaro,
 che il testamento io l'ho
 e che quando bisogni il cercherò.
 Digli...
 PASQUINO
                Basta. Ih ih, che diavol fate?
90Tante cose in un fiato?
 Voi m'avete imbrogliato.
 FILIBERTO
 Te lo tornerò a dire. Oh che fatica!
 Anderai a palazzo.
 PASQUINO
                                    Ben.
 FILIBERTO
                                               Vedrai
 messer Imbroglio.
 PASQUINO
                                     Sì.
 FILIBERTO
                                             E gli darai
95questa borsa.
 PASQUINO
                            Fin qui me ne ricordo.
 E poi?
 FILIBERTO
                E poi che il testamento io l'ho,
 che non l'ho ancor trovato
 ma ch'io sono il chiamato
 alla sostituzione
100e che sostenga ben la mia ragione.
 PASQUINO
 Caro signor padron fatemi grazia,
 quella prostituzion cosa vuol dire?
 FILIBERTO
 Sostituzione ho detto.
 PASQUINO
 Ma se poi tutto tutto
105quel non dicessi che diceste voi?
 FILIBERTO
 Oh son stanco! Di' tu che diavol vuoi.
 
    Io già te l'ho detto,
 sei pur scimunito,
 non vo' più parole;
110m'hai tu ben capito?
 Non più, non parlar.
 
    Servetta graziosa (A Porporina)
 tu sei pur vezzosa,
 va' a far da mangiar...
115E torna di nuovo (A Pasquino)
 a farmi inquietar.
 
 SCENA IV
 
 PASQUINO e PORPORINA
 
 PASQUINO
 Che mi venga la rabbia,
 se mi ricordo più cosa m'ha detto.
 Basta, a palazzo andrò;
120qualche cosa dirò. (Vuol partire)
 PORPORINA
                                     Ehi, ehi, Pasquino.
 PASQUINO
 Porporina, che vuoi?
 PORPORINA
                                         Così tu parti,
 senza darmi un addio?
 Più bene non mi vuoi, Pasquino mio?
 PASQUINO
 Se ti vo' bene! E come!
125Ma per non mi scordar la mia lezione
 io me n'andava a dir a ser Imbroglio
 del testamento e la prostituzione.
 PORPORINA
 Vorrei ti ricordassi
 della tua Porporina.
 PASQUINO
130La sera e la mattina,
 quando mi levo e quando vado a letto
 penso sempre, mia cara, a quel visetto.
 PORPORINA
 Eh tu burli; io lo so.
 PASQUINO
                                       No ch'io non burlo.
 Te lo dico di core.
 PORPORINA
                                   Eh furbacchiotto,
135mi vorresti burlar.
 PASQUINO
                                     Per te son cotto.
 PORPORINA
 Via, via, vanne Pasquino,
 la cosa preme assai.
 Vanne e ritornerai poscia da me.
 PASQUINO
 Se premesse al padron v'andria da sé.
 PORPORINA
140Sai la sua negligenza.
 PASQUINO
 Vado... Ma dove? Oh bella!
 Non mi ricordo più dov'abbia a andare.
 PORPORINA
 A palazzo.
 PASQUINO
                      La borsa l'ho da dare...
 A chi?
 PORPORINA
               A messer Imbroglio.
 PASQUINO
145Messer Imbroglio amato,
 stavolta più di voi sono imbrogliato.
 
    Ho da dir che il testamento...
 Ho da dir... Non ne so più;
 Porporina dillo tu...
150Zitto, zitto, l'ho trovata.
 Ho da dir ch'è la ragione
 della sua prostituzione
 che si deve sostener.
 
    Gran memoria tengo io?
155Ho da dir che il padron mio
 l'ha cercato, l'ha trovato...
 Sì, va bene, lo dirò. (Parte)
 
 SCENA V
 
 PORPORINA e DORINDO
 
 PORPORINA
 Io mi vo' maritar. Pasquino, è vero,
 è un poco sempliciotto; ma talvolta
160un mezzo scimunito
 suol esser per la donna un buon marito.
 DORINDO
 Quella giovine bella.
 PORPORINA
                                        Oh mio padrone,
 chi dimanda?
 DORINDO
                             Sono in casa venuto;
 l'ardir mio condonate.
 PORPORINA
165Quando trovate aperto e voi entrate.
 DORINDO
 Il signor Filiberto
 è in casa?
 PORPORINA
                     È in casa.
 DORINDO
                                         Si potria vedere?
 PORPORINA
 Se avete da parlar di qualche affare
 difficile sarà.
 DORINDO
170Per dir la verità,
 so che siete una giovine prudente,
 di veder lui non me n'importa niente,
 Lisaura bramerei.
 PORPORINA
                                    Ah, ah, v'ho inteso,
 garbato signorino,
175non cercate Marforio ma Pasquino.
 DORINDO
 A voi mi raccomando;
 permettete ch'io possa
 dirle almen due parole.
 PORPORINA
 Oh no no, non si puole,
180andate via.
 DORINDO
                        Possibile che siate
 tanto crudele?
 PORPORINA
                             Andate via vi dico.
 DORINDO
 Vi sarò buon amico;
 so il mio dover.
 PORPORINA
                               Come sarebbe a dire?
 DORINDO
 Io vi regalerò.
 PORPORINA
                             Questi futuri
185non mi piacciono punto. Andate via.
 DORINDO
 Vi prego in cortesia.
 PORPORINA
                                        No no, non posso.
 DORINDO
 Ma perché non potete?
 Porporina, tenete
 questa piccola borsa
190per caparra di quel ch'io vi darò.
 PORPORINA
 Signor no, signor no. (Si va raddolcendo)
 DORINDO
 Eh via.
 PORPORINA
                 La non s'incomodi.
 DORINDO
 Mi fate torto.
 PORPORINA
                           Non vorrei...
 DORINDO
                                                    Prendete?
 PORPORINA
 Grazie, grazie. Voi siete (Prende la borsa)
195veramente garbato.
 DORINDO
 D'un core innamorato
 movetevi a pietà.
 PORPORINA
 Sentite; andate là;
 Lisaura è in quella stanza;
200il padre è negligente
 e alla figlia non pensa niente, niente.
 DORINDO
 Dunque vado.
 PORPORINA
                             Sì andate;
 sì onesto siete voi, gentil così,
 che son pronta per voi la notte e 'l dì.
 
205   Non posso soffrire
 vedervi languire;
 ho un cor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
    (Perché non è avaro,
210non prezza il danaro,
 lo vo' consolar).
 Ho un cor troppo tenero,
 vi voglio aiutar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 DORINDO solo
 
 DORINDO
 Dice ben Porporina, dice bene;
215chi vuol esser contento
 vi vuol l'oro e l'argento
 e son senza contanti
 in continuo dolor tutti gli amanti.
 
    D'amor nel vasto impero
220s'apre coll'oro il campo,
 che un cor dell'oro al lampo
 ancor si fa piegar.
 
    Chi vuol passar contento
 amando i giorni suoi,
225se ne proveda e poi
 franco si getti al mar.
 
 SCENA VII
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Sì sì Cornelio mio,
 amami di buon cor, che t'amo anch'io.
 CORNELIO
 Circa l'amor, mia cara,
230non v'è niente che dir. Siamo felici,
 tu mi vuoi bene a me;
 io voglio bene a te; ma il punto sta
 che tu dote non hai,
 ch'io poderi non ho, non ho mestiere;
235e non vorrei che avesse
 il nostro dolce amor presto a finire
 e s'avessimo poi, cara, a pentire.
 AURELIA
 Per questo è ch'io procuro
 allettar co' miei vezzi
240il signor Filiberto,
 il quale, incatenato
 da quelle arti che a lui poco son note,
 mi vorrà bene e mi farà la dote.
 CORNELIO
 Io per un'altra strada
245tento la nostra sorte;
 ti è nota quella lite
 che contro Filiberto
 mossa ha il conte?
 AURELIA
                                    Lo so.
 CORNELIO
                                                 Sappi che siamo
 interessati nella lite in terzo,
250io per il primo, il conte e ser Imbroglio.
 AURELIA
 Come! Ancor ser Imbroglio?
 Di Filiberto istesso
 il causidico ancora?
 CORNELIO
                                       Sì sì, ti pare
 cosa strana? È così. Siam tre d'accordo
255per mandarlo in rovina.
 Il conte fa la principal figura,
 Imbroglio al precipizio apre la strada,
 io vo tenendo Filiberto a bada.
 AURELIA
 Dunque si può sperar che vada bene.
 CORNELIO
260Si può sperar ma dubitar conviene.
 AURELIA
 Voi tre tesa gli avete
 una terribil rete.
 Io un altro laccio ho teso;
 dalla rete o dal laccio ei sarà preso.
 CORNELIO
265E noi contenti allora,
 senza che della fame
 v'entri il brutto demonio,
 faremo lietamente il matrimonio.
 
    Bel piacere è l'aver moglie
270ma che sia fedel compagna
 e sentir ai bambolini
 poi cantar la ninna nanna
 e sentirli vezzosini
 a chiamar mamma e papà.
 
275   Ma se chiedono poi pane
 e che pane non vi sia,
 una brutta sinfonia
 più di questa non si dà. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 AURELIA, poi FILIBERTO
 
 AURELIA
 O bene o mal che sia,
280quando a noialtre donne
 ci vien questo appetito,
 senza filosofar pigliam marito.
 Ma ecco che sen viene
 il signor Filiberto.
 FILIBERTO
                                    Bene, bene, (Verso la scena)
285si farà, si farà, non mi stancate.
 Oh Aurelina, che fate?
 AURELIA
 Benissimo starei,
 se fossi in grazia sua.
 FILIBERTO
 La mia grazia lo sai che tutta è tua.
 AURELIA
290S'accomodi un pochino.
 Guardate poverino,
 egli è tutto sudato; (Lo asciuga col fazzoletto)
 si sarà affaticato.
 FILIBERTO
                                  Se lo dico;
 mi voglion far crepare.
295M'hanno fatto cercare
 una scrittura antica;
 l'ho cercata mezz'ora. Oh che fatica!
 AURELIA
 Eh, signor Filiberto,
 io so che vi vorrebbe
300per sollevarvi da cotanti affanni.
 FILIBERTO
 Sì, mia cara Aurelina,
 dite, che vi vorrebbe?
 AURELIA
                                           Una sposina.
 FILIBERTO
 Una sposina? Sì, ma il matrimonio
 porta seco de' pesi;
305il marito dev'esser uom valente
 ed io sono avvezzato a non far niente.
 AURELIA
 Vi vorrebbe una moglie
 che sollevar sapesse
 dagli affari il marito.
310Un'economa esperta,
 che sapesse di conti e di scrittura,
 una che con bravura
 da sé sapesse spendere,
 comprar, cambiare e vendere,
315che con i palazzisti
 sapesse favellare a tu per tu
 e sapesse frenar la servitù.
 FILIBERTO
 O il ciel volesse che una donna tale
 ritrovar io potessi!
320Non so dire per lei cosa facessi.
 AURELIA
 Per vendere e comprar son nata apposta.
 FILIBERTO
 Oh brava.
 AURELIA
                      So di conti e di scrittura
 e nell'economia son ben sicura.
 FILIBERTO
 Come sei tu informata
325di palazzo e di lite?
 AURELIA
 Oh che cosa mai dite!
 So tutte le malizie
 che usano i palazzisti
 per far le cose dritte apparir storte
330e so andar, quando occorre, per le corte.
 FILIBERTO
 Tu sei una gran donna!
 (Davver, che quasi quasi
 io me la piglierei).
 AURELIA
                                     (Quanto è baggiano!
 Spero che il laccio non sia teso invano).
 FILIBERTO
335Dimmi, Aurelia, inclinata
 sei tu pel matrimonio?
 AURELIA
                                             Oh signor no.
 FILIBERTO
 E s'io ti proponessi un buon partito?
 AURELIA
 Quando fosse il marito...
 Come sarebbe a dir...
 FILIBERTO
                                          Via, parla schietto.
 AURELIA
340Mi vergogno da vero.
 FILIBERTO
 Qui nessuno ci sente.
 AURELIA
 Quando fosse il marito come voi...
 FILIBERTO
 Tuo marito sarò, se tu mi vuoi.
 AURELIA
 Ma io povera sono
345e non ho dote.
 FILIBERTO
                             Io te la farò.
 AURELIA
 E poi... signore... io so
 che graziosa non sono e non son bella.
 FILIBERTO
 Cara tu agli occhi miei sembri una stella.
 AURELIA
 
    Oimè cos'è questo
350ch'io provo nel core,
 nemica d'amore
 son stata finor;
 adesso per voi
 mi sento morir
355ma caro, ma poi
 di me che sarà? (Parte)
 
 SCENA IX
 
 FILIBERTO, poi LISAURA
 
 FILIBERTO
 L'ho sempre detto ch'è una buona figlia
 Aurelia, di buon'indole e talento,
 e di prenderla in moglie io son contento.
360Ma quando? Eh si farà! Ma mi potrebbe
 fuggire dalle mani. Andiamo subito,
 pria che qualch'altro amor n'occupi il loco.
 V'andrò ma pria vo' riposarmi un poco. (Siede)
 LISAURA
 Signor padre, un affar di premura
365mi conduce a voi.
 FILIBERTO
 Di grazia andate e tornerete poi.
 LISAURA
 Il cielo mi presenta
 una buona fortuna.
 FILIBERTO
 Me ne rallegro assai.
 LISAURA
                                        Dorindo, il figlio
370di quel ricco mercante
 mi si è scoperto amante.
 FILIBERTO
 Benissimo; e così?
 LISAURA
                                     Mi brama in moglie.
 FILIBERTO
 Ne parleremo poi.
 LISAURA
 Voleva venir da voi
375ma per non annoiarvi ei si trattiene.
 FILIBERTO
 In questo ha fatto bene;
 io non vo' seccature.
 LISAURA
 Aspetta la risposta.
 FILIBERTO
                                      Aspetti pure.
 LISAURA
 Dunque, che gli ho da dire?
 FILIBERTO
380Per or se ne può ire.
 Ci penseremo, tornerà.
 LISAURA
                                             Ma quando?
 FILIBERTO
 Oh l'è lunga.
 LISAURA
                          Io stessa
 da lui ritornerò.
 FILIBERTO
 Da lui? Signora no.
 LISAURA
385Dunque anderete voi.
 FILIBERTO
 Non posso, non ne ho voglia.
 LISAURA
 La civiltà lo vuole;
 conosco il dover mio;
 se non ci andate voi, ci anderò io.
 
390   Ah se in ciel, benigne stelle,
 la pietà non è smarrita,
 o toglietemi la vita
 o lasciatemi il mio ben.
 
    Voi che ardete ognor sì belle,
395del mio ben nel dolce aspetto
 proteggete il puro affetto
 che inspirate a questo sen.
 
 SCENA X
 
 FILIBERTO, poi PASQUINO
 
 FILIBERTO
 Canchero! Dall'amante
 risoluta si porta. Andar conviene.
400Ma se sto tanto bene,
 perché ho da levarmi?
 No per ora non voglio incomodarmi.
 PASQUINO
 Son qui, signor padrone.
 FILIBERTO
 Ecco un altro tormento;
405non mi lasciano in pace un sol momento.
 E ben che cosa ha detto?
 PASQUINO
 Chi?
 FILIBERTO
             Il causidico mio.
 PASQUINO
                                             Non l'ho veduto.
 FILIBERTO
 Perché?
 PASQUINO
                  Perché un po' tardi
 a palazzo, signor, sono arrivato
410e il causidico già se n'era andato.
 FILIBERTO
 Non importa. Stasera
 l'andrai a casa a ritrovar.
 PASQUINO
                                                Siorsì.
 FILIBERTO
 Dammi dunque la borsa.
 PASQUINO
                                                Eccola qui.
 FILIBERTO
 Questi pochi danar son risparmiati.
 PASQUINO
415Li volete contar?
 FILIBERTO
                                 Gli ho già contati.
 Li porrò nello scrigno;
 ma incomodar non mi vorrei. Pasquino
 tieni le chiavi... No... Fidarsi troppo
 non sta bene. Adesso, Porporina.
 
 SCENA XI
 
 PORPORINA e detti
 
 PORPORINA
420Signor.
 FILIBERTO
                 Il tavolino
 porta e lo scrigno. Aiutale Pasquino.
 PORPORINA
 Subito. (Pesa poco, è ormai finito).
 PASQUINO
 (Volea darmi le chiavi e si è pentito).
 PORPORINA
 (Chi non si fida merta esser gabato).
 PASQUINO
425(Di trapolarlo il modo ho già pensato).
 PORPORINA
 Ecco lo scrigno.
 FILIBERTO
                               Tieni, aprilo tosto.
 PORPORINA
 L'ho aperto.
 FILIBERTO
                         Brava.
 PORPORINA
                                        Altro da noi comanda?
 FILIBERTO
 Andate pur; da me mi divertisco.
 PORPORINA
 Serva, signor padron. (Parte)
 PASQUINO
                                           La riverisco. (Parte)
 FILIBERTO
 
430   Scrigno caro, bello bello,
 te ne vai così pian piano
 ed ormai non ve n'è più.
 
 PORPORINA
 
    Ehi, signor, siete chiamato.
 
 FILIBERTO
 
 Chi mi vuole?
 
 PORPORINA
 
                             Il palazzista.
 
 FILIBERTO
 
435Oh che vita amara e trista!
 Vada via, ritornerà.
 
 PASQUINO
 
    Ehi, signor, siete cercato.
 
 FILIBERTO
 
 Chi mi brama?
 
 PASQUINO
 
                               È un cavaliere.
 
 FILIBERTO
 
 Vada via, ritornerà.
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
440(Ed ancor non se ne va?) (Fra loro)
 
 FILIBERTO
 
    Scrigno caro, bello bello.
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
 Sì signor, glielo diremo. (Verso la scena)
 
 FILIBERTO
 
 Cosa dite?
 
 A DUE
 
                       Una parola,
 una cosa sola sola
445vi vuol dire e se ne va.
 
 FILIBERTO
 
 O che pena!
 
 A DUE
 
                         (Se ne va). (Fra loro)
 
 FILIBERTO
 
 O che rabbia! (Parte)
 
 A DUE
 
                             (Se ne va). (Fra loro come sopra)
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
    Se n'è andato, se n'è andato;
 e lo scrigno è spalancato, (Rubano due borse)
450prendi, prendi, piglia, piglia;
 presto, presto, ch'egli è qua.
 
 FILIBERTO
 
    Cosa fate? (Torna)
 
 A DUE
 
                          Niente, niente. (Nascondono le borse)
 
 FILIBERTO
 
 Cos'è questo? (Se n’accorge)
 
 A DUE
 
                             Nulla, nulla. (Vogliono nasconderle)
 
 FILIBERTO
 
 Vo' sapere.
 
 PORPORINA
 
                        A una fanciulla?
 
 FILIBERTO
 
455Vo' cercare. (In tasca)
 
 PASQUINO
 
                          Ad un zitello?
 
 FILIBERTO
 
 Briconcello l'ho trovato. (Trova la borsa)
 Disgraziata m'hai rubato. (Fa lo stesso)
 Presto andate via di qua.
 
 PORPORINA
 
    Io non sono.
 
 PASQUINO
 
                             È stata lei.
 
 FILIBERTO
 
460Sei bugiardo, (A Pasquino) ardita sei. (A Porporina)
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
 Perdonate per pietà.
 
 FILIBERTO
 
 Presto andate via di qua.